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Avion Travel @ Luglio Suona Bene, Auditorium Parco della Musica di Roma, 1.8.14

Era l’estate scorsa, quando con mia grande sorpresa e gioia, mi ritrovai ad ascoltare, un sempre ispirato Servillo, cantare “cosa è la vita senza l’amore/è solo un albero che foglie non ha più” e chiudere il brano (“Ma che freddo fa”, di Nada) con “…ma questa vita cos’è/se manchi tu…”

Il testo originale, del lontano 1969, in verità termina con una frase che gli Avion Travel nella loro versione omettono di cantare, modificando il senso di quel brano che, da disperato racconto di un abbandono, diventa romantica e poetica narrazione di una assenza. Quell’assenza che trasuda di desiderio e che diventa alimento per due amanti lontani. Gli Avion Travel sono dei passionali e come tali incapaci di immaginare una qualsiasi fine. Forse per questo, nella loro versione del brano di Nada, non hanno mai cantato quell’ultima significativa frase “non m’ami più” e per lo stesso motivo, seppur allontanatisi l’uno dall’altro per dieci lunghi anni, nei quali tanti progetti solisti si sono avvicendati, hanno, da circa un anno, deciso di tornare a suonare insieme, donandosi e donandoci, nuovamente, il loro eccezionale talento.

 

Sul palco della Cavea, i sei talentuosi artisti, salgono uno alla volta, “in ordine di arrangiamento”. Servillo conserva tutta la grazia e l’eleganza che lo ha contraddistinto da sempre, nella voce, sussurata e forte – ma sempre misurata – cosi come nelle movenze. “Prima di tutto la buona crianza“, afferma salutando il caloroso e affezionato pubblico della Cavea. La scaletta racconta oltre 20 anni di musica insieme e, a differenza di altri loro live cui ho assistito, in questo spettacolo i sei musici danno maggior spazio alle produzioni più datate. “La cena difficile”, L’atleta ritrovato”, “L’amante improvviso” e ancora “Tigri”, “Cuore Grammatico”, “Aria di Te”, bellissimi brani, eseguiti in maniera impeccabile, che risalgono ai primi lavori; da “Bellosguardo” del ’90, “Opplà” del ’93, “Finalmente Fiori” del ’95 e “Vivo di canzoni” di due anni dopo. Non mancano, naturalmente, i brani più noti, tra i quali, sicuramente “Sentimento” eseguita nel primo dei due bis, la bellissima “Dormi e sogna”, “Vivere Forte” del più recente “Poco mossi gli altri bacini” del 2003 e una cover di Adriano Celentano, suonata come ultimo bis, “Storia d’amore”.

Lo spettacolo ci coinvolge, ci emoziona al punto tale che la standing-ovation finale non può esser certo evitata: nonostante il lungo silenzio, tutti - Servillo, Tronco, D’argenzio, Ciaramella, Mesolella, Spinetti - si dimostrano generosi di tecnica e sentimento. Gli arrangiamenti, abbastanza fedeli alle versioni originali, ma “contaminati” con suoni, fraseggi e sonorità contemporanei.  In “Canzone appassionata”, canzone napoletana prima di cantar la quale Servillo afferma “ora mi devo abbottonar la giacca” – segno evidente dell’enorme rispetto e riconoscimento per la scuola e la tradizione musicale partenopea – D’Argenzio da il meglio di se al sax (suona magicamente sia il soprano che il baritono).  Eccezionale, poi, la versione di “Abbassando” (che Servillo dedica a Lilli Greco), meravigliosa poesia estratta da “Bellosguardo”, album del ’90, arrangiata per noi in perfetto stile rebetiko.

Bravi. Tra i migliori musicisti che abbiamo in Italia e, senza dubbio, uno dei più grandi gruppi che avevamo. Della band parlo al passato in quanto, nonostante il grandissimo show che li ha visti protagonisti, a dire il vero a me son sembrati poco coesi. Magari un pò stanchi. Di stare insieme. Un pò troppo soli e solisti. “Perciò me lo hai promesso, se tutto sta finendo non lo nasconderai” canta Servillo su “Vivere Forte”. Speriamo siano sinceri e non ci nascondano nulla. O forse, semplicemente, è arrivato – anche per loro – il momento di cantare quell’ultima frase di Nada, in “Ma che freddo fa”?…non m’ami più…

(Michele Mancaniello per RootsIsland)