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DAYMÉ AROCENA PER LA PRIMA VOLTA IN CONCERTO IN ITALIA

“L’habanera che colma la distanza tra musica cubana e americana.”

(Bilboard)

  

PER LA PRIMA VOLTA IN CONCERTO IN ITALIA

 

GIOVEDÌ 14 APRILE ROMA, JAZZ EVIDENCE AT MONK

VENERDÌ 15 APRILE MILANO, BIKO CLUB

 

ENTRAMBI I CONCERTI SARANNO PRECEDUTI DALLA PROIEZIONE DEL DOCUFILM

LA CLAVE

 

Daymé Arocena – voce

Crispin Robinson – batteria

Robert Mitchell – piano

Maria Julia Nuñez – percussioni

Tom Mason – basso

Cantante, compositrice, arrangiatrice, direttrice di coro e band leader, Daymé Arocena a 24 anni è già una veterana e una presenza carismatica nella scena musicale cubana, dove ha esordito da professionista all’età di 14 anni.

A cominciare dagli studi sui canti e sulle musiche tradizionali, ha via via scoperto e assimilato altri stili, in particolare il jazz e il soul.

Grazie alle sue straordinarie doti è riuscita a catturare ben presto l’attenzione degli addetti ai lavori. Nel 2010, entra a far parte del quintetto jazz fusion, Sursum Corda, con cui si esibisce anche al di fuori del suo paese. Il suo status cresce ulteriormente, finanche arrivando a duettare prima con Wynton Marsalis e la sassofonista canadese Jane Bunnett e poi con Ed Motta e Roy Ayers.

Nel frattempo era stata notata da Gilles Peterson, spesso a Cuba in ambito della collaborazione con il progetto Havana Cultura, che era rimasto estasiato al punto da volerla fortemente nel roster della sua etichetta.

Nueva Era, prodotto tra Londra e L’Havana è il titolo, quanto mai profetico, del suo album di esordio pubblicato a giugno 2015 dalla Brownswood Records. Un album in cui mescola jazz e musica afro-cubana a strutture musicali moderne, riuscendo a creare un’affascinante fusione. Un lavoro che ne conferma le immense doti e che fa di Daymè Arocena una moderna interprete di una scuola, quella Cubana, ricca di tradizioni.

Per il 6 maggio è stata annunciata l’uscita di One Takes EP, frutto di sessions in cui Daymé si è misurata in maniera istintiva con le cover di brani tra loro molto differenti, un modo per far emergere la sua unicità e mostrare la sua reale gittata come performer. 

Dal vivo si presenta con una band dove spiccano le presenze di Robert Mitchell, pluripremiato pianista inglese, tra i più influenti della scena contemporanea, un musicista che ha collaborato tra gli altri con Norma Winstone, Steve Coleman, Greg Osby, Courtney Pine e Omar Puente; e di Crispin Robinson alla batteria, tra i più noti esperti di ritmi sacri afro-cubani, che ha collaborato tra gli altri con Soul II Soul, Galliano, Roni Size, Brian Eno, Lamb, Divine Comedy, Coldplay. 

Sempre vestita di bianco, non esita a mettere in mostra il suo legame con la Santeria, la religione afro-cubana.

Daymé è la ‘figlia di due acque’: Yemaya (madre di tutti gli Orisha e patrona degli oceani) e Ochun (la più giovane tra tutti gli Orisha, Santa patrona di Cuba e delle acque dolci). A queste sue madri spirituali si rivolge e consulta per tutte le decisioni che riguardano la sua vita.

Il background familiare è una storia di musica. Daymé racconta della nonna che “canta meglio di me e, dopo aver bevuto un drink in casa, canta come una matta”. Del padre che la alleva al suono di Breezin di George Benson, scavando un solco profondo in cui far scorrere fiumi di smooth jazz. Ricorda di aver sempre cantato e racconta delle performance di quando aveva soli quattro anni ad ogni angolo del suo quartiere: “Roba divertente” – dice – “con vestiti pazzeschi stavo in strada a cantare come un rumbera”.

Un’esplosione di ritmi e canti afro-cubani, spesso in Yoruba. È da qui, direttamente dai canti della Santeria, che trae origine il suo stile caratterizzato da improvvisi innesti di rumba ed esplosioni scat, anche dentro le canzoni ‘normali’.

“Sebbene io sia una musicista classica, a scuola ho sempre cantato le canzoni della Santeria, che è la religione ufficiale di Cuba ed anche la mia religione. Ho studiato la bella energia che è dentro tutti gli elementi: nel mare, nell’aria, nella terra”.

I suoi genitori vogliono incoraggiarne il talento e per due anni l’aiutano nella ricerca del ‘suo’ strumento facendole provare violino, tromba, pianoforte e chitarra ma come lei stessa poi dirà: “Non ho mai avuto le mani giuste per suonare un pianoforte o le labbra per una tromba”.

Studia canto e conduzione di coro (disciplina molto popolare nelle scuole di musica e tra i bambini a Cuba) ed è così che la voce diventa strumento e permette al suo talento di venire alla luce.

La sua voce è versatile e mutevole come quella di un uccello che cambia a seconda delle stagioni. Ha una personalità meravigliosamente allegra, divertente al punto che talvolta scoppia a ridere anche all’interno di una canzone. 

Suona semi-professionalmente dall’età di 8 anni. La sua vita ha una svolta nel 2007 quando a 14 anni vince il premio Marti e l’arte, diventando così la voce principale di una big band chiamata Los Primos. Da qui la necessità di esplorare ed andare oltre la musica classica. Comincia ad ascoltare Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Nina Simone e un’icona della musica brasiliana come Elis Regina. 

“Cominciai ad ascoltare tutte le vecchie cantanti anche se non mi piacevano” – ha poi rivelato – “questo non è jazz” – dicevo – “non voglio sembrare una vecchia”.

Non le piaceva, non le capiva.

Le piacevano Erykah Badu e Gil Scott-Heron, anche se non capiva ancora neanche loro.

Billie Holiday ci mise un po’ a crescerle dentro ma alla fine l’ha amata e ancora oggi conserva quel suo disco, sporco, malconcio e prezioso.

Ma la prima cantante jazz in assoluto ad ‘arrivarle’  e piacerle fu Ella: “sono letteralmente impazzita quando ho ascoltato il suo scat”.

Grazie alle sue straordinarie doti è riuscita a catturare ben presto l’attenzione degli addetti ai lavori. Nel 2010, entra a far parte del quintetto jazz fusion, Sursum Corda, con cui si esibisce in diversi viaggi fuori dall’isola. Il suo status cresce ulteriormente e la porta a duettare con Wynton Marsalis, con la sassofonista canadese Jane Bunnett, con Ed Motta e Roy Ayers al Worldwide Festival 2015 a Londra, nel corso di una performance memorabile (testimoniata da questo video).

Nel frattempo Gilles Peterson era rimasto estasiato al punto di volerla fortemente nel roster della sua etichetta.

Lo scorso anno Daymé è apparsa su tre brani di Havana Cultura Mix – The Soundclash! progetto Havana Cultura* in cui lo stesso Gilles Peterson ha selezionato una rosa di produttori da tutto il mondo per realizzare un disco a Cuba. Successivamente è stata invitata a Londra per esibirsi durante l’evento di lancio dell’album, dove ha incantato il numeroso pubblico presente. La performance ha contribuito ad aprirle le porte per la registrazione del suo progetto solista su Brownswood Recordings / Havana Cultura.

L’album di debutto si intitola Nueva Era ed è uscito nel giugno 2015.

Daymé Arocena sul web: daymearocena.info

www.facebook.com/dayme.arocena

* Lanciata nel 2007, Havana Cultura è la piattaforma per la promozione della creatività cubana contemporanea creata dal produttore di rum cubano Havana Club. Il suo obiettivo principale è quello di mettere in mostra e valorizzare il lavoro di artisti in varie discipline, tra cui musica, arti visive e dello spettacolo, del cinema e della letteratura, sia attraverso un sito web ricco di informazioni e finsetre multimediali, sia attraverso lo sviluppo di progetti culturali.

Havana Cultura sul web: havana-cultura.com

Havana Club Rumba sessions presenta

La Clave

Un viaggio in profondità dove batte il cuore della rumba cubana.

 

Un film di Charlie Inman

Con: Muñequitos de Matanzas, Clave y Guaguancó, Rumberos de Cuba, Osain del Monte, Raíces Profundas, Timbalaye, Daymé Arocena

Narrato da Gilles Peterson

Consulente musicale: Crispin Robinson

 

Daymé Arocena sarà in collaborazione con Havana Cultura, la piattaforma creata dal produttore di rum cubano Havana Club con cui si intende promuovere la creatività cubana contemporanea. Prima del concerto si potrà assistere alla proiezione del docufilm La Clave, un lungometraggio che esplora le radici della rumba cubana e che vede partecipare anche Daymé Arocena. 

Prodotto in collaborazione con Havana Cultura, il film è parte di un nuovo capitolo della collaborazione di lunga data tra Gilles Peterson e Havana Cultura. Il film propone una serie di interviste intergenerazionali con le figure chiave della storia musicale dell’isola. Uno sguardo sulla continua importanza che la rumba ha avuto in un paese che l’ha saputa custodire ma anche rinnovare con grande cura. E’ un film che racconta la storia a partire dai drumming  spirituali che si praticavano nelle comunità di schiavi, incontra i danzatori e i musicisti che hanno saputo salvaguardare queste tradizioni consegnandole alle generazioni di giovani di questo tempo che hanno saputo raccogliere il testimone ricontestualizzando gli elementi per loro più interessanti.

L’altra parte del progetto è un album compilation e il film ne descrive la realizzazione ricostruendo la linea di discendenza che ha portato alla reinterpretazione delle radici della rumba, dalle comunità della classe operaia de L’Avana e di Matanzas, fino alle piste da ballo dei nostri giorni. Registrazioni dei tre ritmi chiave della rumba sono stati affidate ad un manipolo di produttori tra i più interessanti della scena internazionale della club culture che hanno prodotto un’ampia gamma di remix che sono poi confluiti nella realizzazione dell’album.

 

 

Maggiori informazioni: www.havanaclubrumbasessions.com

 

Il tour è organizzato e promosso da 

Re::Life Booking Dept. 

in collaborazione con

Associazione di Promozione Sociale C’MON! Roma 

e Circolo Arci Biko Milano

 

Contatti stampa:

Ufficio stampa Re::Life

Roots Island // Riccardo Rozzera +39.393.9818120

roots@rootsisland.com