Scopro solo all’ultimo momento questa bellissima iniziativa dell’Auditorium Parco della Musica che apre le sale per una giornata intera offrendo alla cittadinanza un bel numero di concerti gratuiti. Meglio tardi che mai ovvio, e avendo adocchiato nel palinsesto il concerto di Doctor 3 (Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra) fissato per le 12 decido, senza troppo dispiacere, di rinunciare ad una giornata al mare e di concedermi un tuffo nella musica, nell’arte.
Negli anni passati li ho ascoltati molto i Doctor 3: ho più di un loro lavoro e li ho visti suonare in una delle tante rassegne estive che alleggeriscono con un pò di freschezza le cocenti serate romane. I tre musicisti non hanno bisogno di presentazioni: ognuno vanta una carriera eccezionale. Insieme, con il progetto Doctor 3, hanno tenuto concerti in tutto il mondo, ottenendo un grande successo di pubblico e critica oltre a numerosi premi per i loro album (sono stati, per la rivista Musica Jazz, “miglior disco jazz” nel 1998 oltre a “miglior gruppo jazz italiano” nel 1999, 2001 e 2003).
Poi, improvvisamente nel 2009, il trio ha deciso di prendersi una pausa, forse necessaria a ritrovare altri stimoli e a cimentarsi in nuovi progetti.
Non passa molto e i tre si ritrovano ancora e decidono di incidere un nuovo disco, “Doctor 3″, omonimo, pubblicato quest’anno dalle edizioni Parco Della Musica, disco che riprende il lavoro che il trio ha portato avanti fin dagli esordi: reinterpretare i grandi pezzi del “pop”, i classici del “rock”, ma anche del “soul” e farne dei capolavori che, come in una magia, conservano tutta la poesia, il cantato e la melodia del brano originale ma suonano come se fossero nati jazz. David Bowie, The Doors, Bee Gees, Beatles, The Righteous Brothers, Bill Whiters, Henry Mancini, Carole King, Leonard Cohen, e incursioni nelle origini del jazz con standard di Irving Berlin, questi alcuni tra gli artisti da loro omaggiati.
La grande maestria che il trio dimostra è tutta lì, nella loro capacità di emozionare, di arrivare dritti al cuore, senza eccedere in virtuosismi e tecnicismi o in arrangiamenti eccessivamente “colti” e concettuali: Rea, batte sui tasti con uno stile unico, ritmico e cantato allo stesso tempo, Pietropaoli scivola sulle corde del contrabbasso come vento e Sferra accarezza piatti e tamburi regalandoci una danza di colori. Durante tutto lo spettacolo non c’è un brano che non mi racconta una storia, non mi riconduce in un luogo, non mi riavvicina ad una persona, non mi regala un’emozione.
Fra tutti i brani, spiccano una commovente, per quanto bella, versione di “Life on Mars” di Bowie, una dolcissima “How deep is your love” dei Bee Gees, “Ain’t no Sunshine” di Bill Withers suonata come un funk e per i più romantici “Unchained Melody” brano divenuto famoso per esser stato nella colonna sonora del film “Ghost”.
Doctor 3 sono in tour e quest’estate suoneranno spesso: se vi capitano a tiro, non perdeteli. Ne vale davvero la pena. Per lasciarvi andare e farvi cullare dalle onde del cuore.
(Michele Mancaniello per RootsIsland)