A pochi giorni dalla chiusura della decima edizione del Bari in Jazz, il direttore artistico, Gianluca Petrella, rassegna le proprie dimissioni. Qui di seguito la lettera in cui si specificano le motivazioni della decisione presa dal musicista già pubblicata sulla Repubblica odierna (10.06), edizione di Bari. www.gianlucapetrella.com https://www.facebook.com/gianlucapetrella.bone?ref=hl
Torino, 9 giugno 2014
Se ho deciso di non espormi prima è stato unicamente per rispetto nei confronti della mia città, degli artisti e della musica, unica motivazione che mi ha spinto ad accettare l’incarico di direttore artistico. La mia non presenza fisica alla decima edizione di Bari in Jazz (conclusasi con il successo che tutti ci attendevamo) è dovuta non a un totale disinteressamento – di cui potrei essere certamente accusato – bensì a un graduale, ma inevitabile, allontanamento maturato soprattutto negli ultimi mesi. Riflessione che mi porta soltanto oggi, a festival terminato, a rassegnare ufficialmente le mie dimissioni.
È mancata la comunicazione, la volontà – forse da entrambe la parti, mia e dell’organizzazione – di uno scambio reciproco e alla pari. Probabilmente una mia maggiore presenza a Bari avrebbe potuto far fronte alle difficoltà sviluppatesi. Ma, dall’altra parte, ha invece fatto gioco per la costruzione di un cartellone che non ha risentito totalmente della mia impronta: mi sono state imposte delle scelte in cui non credevo e che, soprattutto, non volevo in quella che sarebbe dovuta essere la “mia” programmazione; per dare spazio a situazioni politically correct, che ritornano ciclicamente; per tenermi lontano da una serie di carenze amministrativo-organizzative che mi sono tornate contro.
Tutto questo è andato a discapito della passione, fulcro centrale della mia professione, dell’energia per svolgere il mio ruolo all’interno del Festival e del tempo che avrei voluto mettere a disposizione.
Non ho avuto molta voce in capitolo, ma è alla mia voce (e alla mia faccia) che molte persone – artisti e operatori del settore – si sono rivolte per esporre lamentele e mancanze che non sono mai dipese dal sottoscritto.
Non mi riconosco in questo modo di lavorare e di pensare. Se ho un rammarico è proprio quello di non esser riuscito a far capire – e quindi a mettere in pratica – quanto fosse importante far riappropriare al centro storico di Bari, già grande contenitore di movida, uno spazio davvero culturale, collettivo e condivisibile. Era uno dei miei obiettivi principali, ma forti limitazioni burocratiche e uno scarso interesse alla situazione non lo hanno mai reso possibile. Sarebbe stato un modo per espandere lo spirito della festa e le location, oltre che per rafforzare quel concetto di rete dei festival, tanto caro ai più.