(Brasile – Mais Um Discos Rec. / Audioglobe)
A metà strada tra un novello Tom Zé e Thom Yorke, il brasiliano Lucas Santtana è uno dei più interessanti, dinamici e sperimentatori cantanti-produttori della ‘nuova generazione’ di musicisti sudamericani. Lucas con il suo trio utilizza solo voci, chitarre acustiche, suoni ambient e campionatori per creare una texture affascinante, un ammaliante soundscape. Attingendo da influenze dub, bossanova e folktronica, la band passa da riverberate ballate a percussivi glitchy che rendono Lucas unico tra i musicisti per re-immaginazione dello spazio, struttura e ritmo. Scoperto da Gilberto Gil e Caetano Veloso che lo hanno voluto con loro per la registrazione di “Tropicalia 2″ (1994) ed nel seguente lungo tour internazionale, si è poi confermato artista di straordinario talento con la pubblicazione dei suoi primi album “Ben Dodo” (2000), “Parada de Lucas” (2003) e “Three Sessions from a Greenhouse” (2006). La consacrazione è poi arrivata con l’album dal titolo emblematico “Sem Nostalgia”, pubblicato anche in Europa dalla label ‘Mais Um Discos’ (specializzata in musica nuova brasiliana), che ha visto la parteciapazione tra gli altri di Arto Lindsay, accolto con raro entusiasmo da pubblico e critica, tale da essere inserito a ragione tra le migliori produzioni in assoluto del 2012. A fine dello scorso anno “Mais Um Discos” ha pubblicato il nuovo “O Deus que devasta mas também cura” (The God Who Devastates Also Cures) con cui Lucas Santtana conferma quanto di buono già fatto con l’acclamato “Sem nostalgia”. Nella migliore tradizione di album capolavoro come “Blood on the Tracks” e “Here my Dear”, Lucas realizza il proprio trionfo artistico ispirandosi all’esperienza autobiografica.
Con versatilità e personalità uniche, Santtana realizza una meraviglia alt-pop di stampo internazionale.
»His recordings have always messed with the formulas… and on his latest and best album Sem Nostalgia he’s at it again, limiting himself to only voice and Live Performance links guitar sounds, but manipulating the concert to produce a rich sound« DOWNBEAT MAGAZINE
»This is an artist who know’s he’s postmodern… his will to recombine (American and Brazilian music) is a legacy of Chico Science’s Mangue-beat movement in the early 90s, as well as Tropicalia songwriters of the 60s like Gilberto Gil and Caetano Veloso.« NEW YORK TIMES